Caso Sea Watch, per i giudici il decreto Sicurezza Bis non può essere applicato a chi salva i naufraghi. E le motovedette della GdF non sono navi da guerra a meno che non operino in acque internazionali.
Il decreto sicurezza bis non è applicabile a chi salva naufraghi. Per i giudici che si sono espressi sul caso Sea Watch non confermando l’arresto di Carola Rackete, il provvedimento di Matteo Salvini non ha validità di fronte alle Ong che salvano i naufraghi.
Il decreto Sicurezza Bis non è applicabile a chi salva naufraghi
Secondo il Giudice per le Indagini Preliminari, i porti chiusi e il divieto di transito nelle acque territoriali italiane non può essere applicato alle navi delle Ong che soccorrono migranti. Queste imbarcazioni non possono essere considerate come una minaccia alla sicurezza nazionale. Come se non bastasse, il comandante dell’imbarcazione, nello specifico Carola Rackete, ha l’obbligo di portare in salvo le persone che ha a bordo della nave.
La violazione del divieto di transito può quindi essere perseguita a livello amministrativo ma non a livello penale.
La Libia e la Tunisia non sono un porto sicuro
Un punto fondamentale nella decisione del giudice è il fatto che, come affermato anche da Palamara in audizione alla Camere, la Libia non può essere considerato un porto sicuro. E lo stesso discorso vale per la Tunisia.
Le motovedette della Guardia di Finanza in servizio in acque italiane non sono navi da guerra
Altra riflessione chiave nella decisione della magistratura di Agrigento è che le motovedette della Guardia di Finanza non possono essere considerate navi da guerra a meno che non siano in servizio fuori dalle acque territoriali italiane.
Carola Rackete non voleva speronare la motovedetta della GdF
Ultimo aspetto fondamentale, per quanto riguarda il caso legato a Carola Rackete, è che secondo il gip la comandante non avrebbe avuto l’intenzione di speronare la motovedetta della Guardia di Finanza durante le manovre di attracco al porto di Lampedusa.